lunedì 16 gennaio 2012

Tutte le strade portano a Sepe


PRIMO PIANO
di Cecilia M. Calamani
[16 gen 2012]


Non è l’ennesimo miracolo di san Gennaro a portare nuovamente alla ribalta della cronaca il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, bensì una comunione di interessi con Nicola Cosentino, il deputato del Pdl salvato dall’arresto per presunti rapporti con la camorra grazie al voto contrario di 309 deputati il 12 gennaio scorso. Secondo un’inchiesta della trasmissione Piazzapulita (La7), Cosentino avrebbe acquistato nel 2004 un appartamento signorile nel quartiere Prati di Roma a circa la metà del suo valore di mercato. Il proprietario? Propaganda Fide, ufficialmente Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, di fatto immobiliare del Vaticano, guidata dal 2001 al 2006 proprio da Crescenzio Sepe. Ma l’appartamento non è il solo punto di contatto tra i due. La società in odore di camorra Eco4 di cui, secondo i pentiti, Cosentino era «socio occulto», serviva ad assumere gli “amici” del deputato campano. Tra questi, il caso vuole che risultino anche due nipoti di Crescenzio Sepe.

Cosentino è solo una delle promiscue comparse che ruotano attorno al porporato, il quale, per i suoi “favori immobiliari”, è indagato dalla procura di Perugia dal giugno 2010. Ma siccome sembra essere più famoso per “o miracolo” che per le sue presunte commistioni con il potere politico, forse è bene ricordare chi è quest’uomo, diventato a Napoli una vera icona del bigottismo cattolico.

Sepe è nato nel 1943 a Carinaro, in diocesi di Aversa. Entrò presto in diplomazia e fece tirocinio nelle nunziature dell’America latina e dell’Asia. In curia il suo cardinale protettore era l´argentino Umberto Mozzoni e questi lo piazzò in segreteria di Stato, all’ufficio informazioni. Bel trampolino. Perché con un papa come Giovanni Paolo II i media contano. E Sepe fece le mosse giuste. Nel 1984 scovò e mise in pista come press agent di papa Wojtyla l’intraprendente Joaquín Navarro-Valls, spagnolo, numerario dell´Opus Dei. E a direttore dell’”Osservatore Romano” collocò un suo amico irpino, Mario Agnes, l’ascetico fratello di Biagio, allora supermanager della Rai.
Giovanni Paolo II se ne compiacque. E Sepe salì di grado. Tre anni dopo, nel 1987, fu promosso assessore della segreteria di Stato, numero tre del supremo organo di governo vaticano. Altri tre anni, e corse voce che lui già pretendeva di diventar sostituto, una carica ancora più su, con accesso diretto e quotidiano al papa. Una lettera collettiva firmata da nunzi e diplomatici gli sbarrò la strada. Ma solo lì. Nel 1992, Sepe fu promosso dal papa arcivescovo e segretario della congregazione per il clero.
Dove rivelò un’altra sua dote, quella di impresario di spettacoli. Non c’era ricorrenza papale che non venisse salutata da cantautori, rockband, soubrette. Con dirette in mondovisione. Così, quando si trattò di organizzare il grandioso giubileo dell’anno 2000, Giovanni Paolo II non ebbe dubbi, mise tutto in mano a Sepe. Il quale progettò e realizzò un programma monstre, fatto di decine di giubilei di categoria, uno più spettacolare dell´altro. Con riverberi politici non da poco. Sia il governo italiano che il sindaco di Roma, quando avevano a che fare col Vaticano, era dal plenipotenziario Sepe che dovevano bussare.
Il premio arriva puntuale nel 2001. Il papa fa cardinale Sepe e lo insedia a Propaganda. Tempo pochi mesi e anche l’agenzia di questo dicastero, “Fides”, cambia faccia e suona la tromba per il nuovo papa rosso. L´”Osservatore Romano” di Agnes lo fa già da un pezzo. Navarro idem. Finché dura Giovanni Paolo II col suo alter ego Stanislaw Dziwisz, Sepe ha dalla sua un patronato formidabile. (“L’affondo del papa rosso”, L’Espresso n. 37 del 6 settembre 2002)

E’ così che il cardinale rampante arriva a gestire Propaganda Fide e il suo immenso patrimonio o, più precisamente, a mediare tra l’immobiliare e, come risulterebbe dalle indagini, più di duemila vip per compravendite o affitti a prezzi “di favore”. Tra questi rientrano l’ex capo della protezione civile Guido Bertolaso e l’ex ministro Pietro Lunardi. Al primo viene messo “a disposizione” (gratuitamente, s’intende) un appartamento in via Giulia a Roma, il secondo invece acquista da Propaganda Fide un intero palazzetto nel centro della capitale a prezzo stracciato dopo aver finanziato, quando si dice la coincidenza, con 2,5 milioni di euro pubblici un progetto – mai partito – dell’immobiliare vaticana. Sullo sfondo i Grandi Eventi gestiti dalla “cricca” Anemone Balducci & Co.

Indagato per corruzione, ecco a chi scarica il barile il cardinale in una sua lettera pubblicata da Il Regno in cui intende «rendere conto» delle sue vicende giudiziarie: «In tutta questa attività e rispetto ai casi sopra indicati, come pure in altre situazioni precedenti o successive, mi sono sempre avvalso della consulenza specifica di tre persone che avevano titoli ed esperienza per assicurarmi, in ragione della loro attività professionale, un qualificato contributo di pensiero e di soluzione: il dott. De Lise, magistrato; il dott. Balducci, all’epoca provveditore alle Opere pubbliche del Lazio; il dott. Silvano, amministratore dell’ospedale Bambin Gesù, mio collaboratore già durante il giubileo». Pasquale De Lise è l’ex presidente del Tar del Lazio e da giugno 2010 presidente del Consiglio di Stato. Nonostante sul suo nome gravino ombre e sospetti per i presunti legami con la “cricca” e per una vecchia faccenda di appalti che coinvolge anche il genero, non è mai stato indagato; Francesco Silvano, economo della Diocesi partenopea e stretto collaboratore di Sepe, è colui che “procurò” l’appartamento di via Giulia a Bertolaso; di Angelo Balducci, meno intoccabile degli altri, sono piene le cronache degli ultimi due anni.

E mentre un avviso di garanzia grava da aprile 2011 sul cardinale, lui aspetta fiducioso il prossimo bagno di folla per l’immancabile liquefazione partenopea. Fosse mai che san Gennaro interceda per lui? E nel frattempo, in occasione del Natale, così ha allietato i suoi amici su Facebook: «Rivolgere lo sguardo ai fratelli, prestare attenzione e premura nei confronti dei più deboli è vivere il Natale nella pienezza del messaggio che ci viene da Betlemme, che parla di umiltà, di solidarietà, di giustizia e di pace ad un mondo sordo e distratto, contrassegnato da egoismo, individualismo, arrivismo, illegalità e violenza». Ogni riferimento a sé è puramente casuale.

Cecilia M. Calamani

Leggi anche: