domenica 3 gennaio 2010

il cerchio si stringe : cerotto e biancofiore,finalmente insieme.









Un prete che disprezzo è don Luigi Verzè.
Ripesco dall’archivio e gli dedico, quale necrologio in vita, questo racconto.

Giovedì 2 dicembre 2004 si presentava a Milano l’ultimo libro di Don Verzè, “Pelle per pelle” (ed. Mondadori), che ne illustra le imprese.
Sono andato a curiosare, insieme all’amico Ric Farina.
La sede, il Palazzo dell’Ispi di via Clerici 5, è prestigiosa, come la platea. Non ne parliamo del panel dei relatori. Primissima scelta: Giovanni Bazoli di Intesa, Carlo Salvatori di Unicredit, Roberto Mazzotta della Popolare di Milano, l’imprenditrice Emma Marcegaglia e il magistrato Carlo Nordio.
Modera Ferruccio de Bortoli, il martire di via Solferino.
I convenevoli durano un’ora. Saluti, abbracci, congratulazioni reciproche. E pellicce, cappellini, dentiere all’ultima moda, abbronzature fuori stagione, giornalisti di quelli che vedi solo nelle occasioni importanti.
Finalmente Ferruccio prende la parola.
Il tono è ossequioso e solenne, da processo di beatificazione in vita. E se facessi l’avvocato del diavolo?
L’Augusto Vegliardo, in giacca cravatta e croce d’oro, siede in prima fila. Ha una premura per tutti. Alcuni lo chiamano “presidente”.
Verzè a Milano è qualcuno. Ha fondato il San Raffaele, è stato intimo di Craxi, è da decenni il boss della sanità lombarda. Alcuni lo venerano come un benefattore, altri lo stimano un buon manager, altri ancora lo considerano uno spregiudicato uomo di potere.
Spio i volti, orecchio brandelli di conversazione. Lo spettacolo inizia a chiudermi lo stomaco. Ma curiosità e masochismo mi inducono a resistere.
In sala ci sono pure due belle signore, visibilmente annoiate.
Dopo il primo intervento, di Bazoli, decido di intervenire, per farle divertire un po’.
Dalla mia postazione in terza fila mi alzo di scatto appena l’applauso scema, mi piazzo davanti alla cattedra dei relatori e dico, rivolto a De Bortoli:
“Chiedo scusa, avverto l’urgenza di porre una domanda a Don Verzè”.
De Bortoli rimane interdetto, sembra non capire, guarda gli organizzatori e il Prete, balbetta qualcosa:
“Beh se sente l’urgenza, anche se non è previsto…”.
So di avere poco tempo, non posso curarmi del cerimoniale. Mi giro verso il Santo e dico, guardandolo negli occhi:
“Don Verzè, lei il 3 maggio scorso ha detto che ‘Berlusconi è un dono di Dio al nostro Paese’. Conferma questa affermazione? Non le sembra che sia blasfema e anche offensiva verso i cittadini italiani? Il nome di Dio non va nominato invano. E in una democrazia l’autorità non proviene da Dio. Se la sente di chiedermi scusa, come cristiano e come cittadino italiano?”.
Lui rimane di pietra, non proferisce sillaba. Ci guardiamo per una manciata di lunghissimi secondi. Poi il Granduomo risolve la situazione con un gesto. Solleva l’indice destro guardando Ferruccio il Cerimoniere, che subito si riprende, come caricato a molla: “Bene, il signore ha fatto la sua domanda, ora riprendiamo gli interventi”.
In sala nessuno fiata, tranne due, seduti vicino a me. Uno mi sembra di riconoscerlo: è l’ex direttore della Padania Gigi Moncalvo. Dice: “Non sei polemico, sei un cafone”. Ha un amico alla sua destra, che gli sussurra qualcosa. Anche loro forse mi conoscono già.
Poi i tizi si rivolgono a Ric Farina: “Ehi bimbo non ci devi riprendere, hai capito?”. Lo strattonano per un braccio. Dico al gentiluomo: “Bambino lo dica al suo figliolo”. E Moncalvo: “Zitto tu!”.
Dopo mezz’ora gli squilla un volgarissimo telefonino. “Ma spegniamoli questi cellulari!”, gli urlo. Stavolta è Moncalvo a non fiatare.
Gli interventi si susseguono, avvincenti come una messa cantata da frati svogliati. Ne esce il profilo di un nuovo San Carlo Borromeo.
La mente mi corre al mio Lago Maggiore. E se gli erigono una statua di 24 metri pure a lui? Scaccio il pensiero e mi concentro sul discorso di un altro Carlo: Nordio. So che da lui, commensale di Previti e riscrittore del codice penale, mi posso aspettare grandi cose.
Insiste sul concetto di “umiltà, necessaria per chi fa il magistrato”. Racconta la sofferenza del giudicare. Allude agli eccessi di questi anni. Poi propone a Don Verzè: “Per i magistrati è necessaria una formazione umanistica e di filosofia del diritto. Mi chiedo: perché non istituire dei corsi ad hoc proprio presso l’Università del San Raffaele?”. Don Luigi s’annota l’idea.
Le nuove Boccassini, riformate da Castelli, andranno a scuola di umiltà da Cacciari e Don Verzè?
Anche Giorgio Gandola, il cronista del Giornale che ha limato le memorie del Santo, prende la parola. Si apprende che il feeling è sbocciato in America Latina. Poi a Milano il biografo ha avuto accesso ai segretissimi Diari. Come Gelli e Andreotti, Verzè annota l’essenziale di ogni giorno.
Mi viene un attacco di vanità: annoterà anche la mia domandina questa sera?
Tocca infine a Lui. Ed è subito trascendenza.
Si alza grave, guarda la platea. La spilla riluce sotto i flash. “Sarò breve”, premette. E parla per tre quarti d’ora. Mi dico: questo è uno che tiene botta, avrà pensato a una battuta con la quale liquidarmi, mi risponderà e mi farà fare una pessima figura.
Previsione sbagliata, non mi risponde. Ho detto a un prete: “Sei blasfemo”. E quello non risponde. Se gli avessi detto: “Padre ho bisogno di aiuto”, mi avrebbe invitato a sedere accanto a lui? Questi Santi!
In compenso dice molte altre cose. Registro il suo intervento, per gustarmelo con calma, allusione per allusione.
Legge da un foglietto di appunti, si è annotato alcune parole chiave. Niente è casuale. Parla di “carisma del denaro”. Manifesta l’orgoglio delle opere. La stella polare è naturalmente il bene dei sofferenti.
Quanti aneddoti di serena confidenza coi potenti! Gratifica ogni relatore, senza rinunciare alle punzecchiature. Lui si butta giù, con sapiente ostentazione di umiltà.
Ricorda: “Da giovane mi son detto: o delinquente o santo. Non ci sono altre possibilità. Poi ho capito di essere soltanto il più umile servo di Dio”. Dice proprio così: il più umile. “Forse non andrò in Paradiso. Se anche andrò all’Inferno dirò a Dio (sembra avere proprio il filo diretto con l’Onnipotente!): permettimi di continuare ad amarti”. Amen.
A un certo punto parla di Di Pietro. “Ero un suo amico, gli ho consigliato di dimettersi. Anche se prima di entrare in politica avrebbe fatto meglio ad andare un anno in convento. Per fare politica occorre molta umiltà“. Ora sappiamo la verità: i dossier di Previti e soci non c’entrano, Tonino il Superbo si è dimesso per consiglio divino.
Poi cita l’Apologia di Socrate, un testo che anche Marcello Dell’Utri considera cosa sua. Quante Vittime della Malagiustizia in questi anni! Ma la cicuta, non la beve più nessuno?
E’ tempo di andare a cena. Si passa ai voti augurali, e poi chiude la messa un applausone affettuoso. Al termine gli urlo:
“Signor Verzè, perché non mi ha risposto? E’ questa la sua tolleranza cristiana? Una critica le appare un’insolenza vero? Lei ha fatto un’affermazione blasfema e fascista. Nessun potente è dono di Dio. Altrimenti torniamo a piazza Venezia! Dio ama gli uomini semplici e le menti libere. Perché non risponde, ipocrita, falso e giuda!”.
Attendo scomunica e querela.
Il gruppetto dei vip lascia la sala con una certa premura. Alcuni presenti inveiscono verso di me, ma timidamente; altri vorrebbero capire meglio, ma hanno l’aria di chi non ha molta voglia di indagare.
La signora seduta davanti a me sorride. Fortunatamente i due leghisti se ne sono già andati.
Ecco arrivarmi addosso due della Digos. Il solito rituale.
“Venga con noi per favore”.
“E perché dovrei?”.
Vogliono a tutti i costi identificarmi. Ma soltanto su mia richiesta mi fanno vedere il tesserino. In questo paese il singolo cittadino che dice la sua non è mai previsto dal cerimoniale e viene subito generalizzato.
“Lei non può rifiutarsi di declinare le sue generalità alla forza pubblica, ce l’ha un documento?”.
“Io non ho fatto nulla di male, rifiuto l’idea che in un paese libero chi esprime la propria opinione, esercitando un proprio diritto, debba essere identificato dalla polizia!”.
La scaramuccia dura un bel pezzo, la mia voce a questo punto è di tuono; la signora dell’ufficio stampa si mette le mani nei capelli; il deflusso dei vip è definitivamente rovinato. In lontananza mi sembra di udire un crepitio di calcinacci.
Mi impunto, mi portano via con la macchina della polizia. Mi accompagna Ric Farina, per solidarietà. E’ la mia prima volta.
Scopro che le gazzelle sono scomode, i sedili sono duri e bassi, non puoi aprire il finestrino; dopo pochi minuti mi prende una sensazione di soffocamento.
Ci portano in un commissariato del centro. Ci rimaniamo tre ore. Mi stanno intorno cinque o sei agenti, provano a convincermi in tutte le maniere. Per me è una questione di principio. Discutiamo a lungo. Sono più aperti al dialogo di don Verzè. In realtà sanno chi sono. Ne ho la conferma quando vedo apparire un agente in borghese che mi ha fatto altri scherzetti in passato. “Le altre volte eri più collaborativo”. “Ecco appunto: mi sono stancato di collaborare con te”. Minacciano di denunciarmi e di farmi passare una notte in stato di fermo. “Sai non è piacevole passare una notte con degli sconosciuti”. Mi sento in un telefilm sceneggiato da un mediocre. Non fa caldo ma c’è il ventilatore acceso. Iniziano a verbalizzare. “Ha un avvocato di fiducia?”.
A mezzanotte sblocca la situazione una telefonata. “Le passiamo un dirigente”. E’ un vecchio amico. “Piero che succede? Dai, dire chi sei alla polizia è un dovere, e in fondo anche assumersi la propria responsabilità è democrazia”. Sa benissimo che non è questo il punto, ma è tenuto a dirlo. “Ne riparliamo, intanto per rispetto della nostra amicizia darò ai tuoi colleghi la mia carta di identità. Ma vi prego: rifuggite da questo assurdo automatismo: la libertà di espressione è un bene essenziale per tutti”.
Torno a casa a piedi, fantasticando: che cosa avrebbe scritto Dante di tipi come Berlusconi e don Verzè? A quale contrappasso d’inferno li avrebbe condannati?


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Alberto Zangrillo
Data di Nascita: 13/04/1958 - luogo: Genova (GE)
Data Elezione: 27/05/2007 (nomina: 28/05/2007)
Partito: Cen-Des (Contr.Uff.)
Categoria Professione:
Medici Chirurghi Generici
Titolo di Studio: Laurea
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http://www.youtube.com/watch?v=VWYQvbYfnKQ
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ECCO UNA SPECIE DI CURRICULUM: ALBERTO ZANGRILLO

È Direttore dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione
Cardio-Toraco-Vascolare presso l’Istituto Scientifico
Universitario San Raffaele di Milano e Professore della
Scuola di Specializzazione in Anestesia e Rianimazione
dell’Università Vita e Salute San Raffaele.

Nato il 13 Aprile 1958 a Genova, ha conseguito la laurea
in Medicina e Chirurgiapresso l'Università degli Studi
di Milano nel 1983 e, successivamente, la Specialità
in Anestesia e Rianimazione.
Dal 1986 ricopre incarichi di assistente, aiuto e
responsabile di Area nei diversi settori anestesiologici
e di Terapia Intensiva presso il San Raffaele, dove nel 2002
diventa Direttore dell’Unità Operativa di Anestesia e
Rianimazione Cardio-Toraco-Vascolare.

A lui è affidata la direzione clinica ed operativa di
8 sale operatorie del DipartimentoCardio-Toraco-Vascolare
e 14 unità di degenza intensiva.
Dirige inoltre l’attività anestesiologica delle Unità di
Emodinamica (2 sale operatorie) e di Aritmologia (4 sale
operatorie).

Ha frequentato diversi centri internazionali: Queen
Charlotte Hospital di Londra, Hospital de la Santa Creu
I Sant Pau di Barcellona, Cardio-thoracic Centre of
Monaco di Montecarlo.
Nel 2003 ha conseguito il premio di 'Miglior Poster'
al Congresso CARACT e'Miglior Poster' Sezione Terapia
Intensiva al 57° Congresso SIAARTI;nel 2004 presso
il 58° Congresso SIAARTI riceve il premio
‘Comunicazione Libera’, sezione Terapia Intensiva e
sezione Anestesia.

È affiliato a diverse società scientifiche:
Doctor approved/Scientific Council of Cardiothoracic
Centre of Monaco-Montecarlo Consiglio Direttivo del
gruppo di studio della Società Italiana di Anestesia,
Analgesia, Rianimazione e Terapia Intensiva per
l’anestesia in ostetricia European Society of
Regional Anestesia American Society Regional Anestesia
American Society of Anesthesiology Editorial Board del
“Journal of Local & Regional Anestesia”scientific Lectures
Committee del Journal of Pain Medicine and Symptoms Management
Fondatore del Club Italiano di Anestesia in Ostetricia

L’attività di ricerca su cui è maggiormente impegnato riguarda:
Danno miocardico: correlazioni tra elettrocardiografia e
markers di necrosi miocardia in vari interventi cardiochirurgici .
Biocompatibilità (fosforilcolina) e miniaturizzazione dei circuiti
di circolazione extracorporea Ruolo degli alogenati nella
protezione miocardica in pazienti cardiopatici sottoposti
a procedure invasive Studi di fase IV su farmaci di utilizzo
preoperatorio: fenoldopam (nefroprotezione),acido tranexanico
(risparmio di emoderivati), blu di metilene (anti ipotensivo).
Anestesia per interventi cardiochirurgici a cuore battente:
presidi per il mantenimento della normotermia, ruolo del
magnesio sulla prevenzione della fibrillazione atriale,
anestesie per interventi minimamente invasivi.
Anestesia locoregionale: analgesia del travaglio di parto,
anestesia per interventi di TEA della carotide, controllo
del dolore in chirurgia toracica (blocco paravertebrale),
comparazione con anestesia generale per interventi urologici
maggiori, impianto di cateteri elettrostimolatori peridurali
in pazienti inoperabili .Sopravvivenza a lungo termine in
pazienti ad alto rischio (tracheostomizzati, sottoposti a
trattamento sostitutivo renale o con danno miocardico
perioperatorio) Il ruolo del danno diastolico nel weaning
respiratorio difficoltoso in terapia intensiva.
È autore di oltre 200 pubblicazioni su riviste internazionali
ed italiane, monografie...... e capitoli di libri.
aggiornato il: 01 Marzo 2005


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Don Giorgio:

Il medico personale di Berlusconi mi dà del “terrorista” in chiesa
durante la Messa.Riconosco che stavo per prendere una cantonata,
identificando con un’altra persona,e mi scuso, il misterioso
personaggio che domenica scorsa mi aveva contestato durante
la Messa delle 11.Al termine della Comunione dei fedeli,
mister X mi si è presentato davanti rifiutandol’ostia e
dicendomi: “Si vergogni! Lei è un terrorista!”. I presenti,
anche i chierichetti, hanno capito che stava succedendo
qualcosa di strano. Poi, il mister X è uscito di chiesa.
Mi hanno in seguito riferito che durante la Messa non aveva
fatto altro chestare al telefonino. Complimenti!
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Il misterioso personaggio sarebbe (usiamo ancora il
condizionale) nientemeno che il dottor Alberto Zangrillo,
medico personale di Silvio Berlusconi e consigliere comunale
di maggioranza. Abita a Maresso, in una villa, che
recentemente è stata fatta oggetto di un grosso furto.
Un bottino di 300mila euro. Il medico era lontano da casa.
Dove? A L’Aquila per il G8 in compagnia del Premier.
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Chi è Alberto Zangrillo?
È primario di Anestesia e rianimazione cardio-toracico-
vascolare all’ospedale SanRaffaele di Milano.
dal sito di Merate online: Nota biografica:
Nato il 13 aprile 1958 a Genova, Zangrillo ha conseguito
la laurea in medicina e chirurgia presso l`università
degli studi di Milano nel 1983 e, successivamente,
la specialità in anestesia e rianimazione.
Dal 1986 ricopre incarichi di assistente, aiuto e
responsabile di area nei diversi settori anestesiologici
e di terapia intensiva presso il San Raffaele, dove dal 2002
è direttore dell’unità operativa di anestesia e rianimazione
cardio-toraco-vascolare. A lui è affidata la direzione
clinica ed operativa di 8 sale operatorie del dipartimento
cardio-toraco-vascolare e 14 unità di degenza intensiva.
Dirige inoltre l’attività anestesiologica delle unità di
emodinamica (2 sale operatorie) e di aritmologia (4 sale
operatorie).
Nel 2003 ha conseguito il premio di `Miglior Poster`
al congresso Caract e`Miglior Poster` sezione terapia
intensiva al 57° congresso Siaarti, dove nel2004 ha
ricevuto anche il premio ‘Comunicazione Libera’,
sezione terapiaintensiva ed anestesia.
Dal punto di vista locale invece, da segnalare il
conferimento al dottore nel giugno2005, del titolo
di cavaliere, voluto dall’ex prefetto di Lecco,
Roberto Aragno.Il celebre medico era stato premiato
a Villa Manzoni, dal sindaco di Missaglia,Marta Casiraghi.
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Alcune domande al signor Alberto Zangrillo
- Come mai Lei mi conosce? Chi l’ha informata delle mie idee?
Qualche amico medico che lavora con lei al S. Raffaele e che
abita nella mia zona?
- È venuto nella mia chiesa di Monte, spinto da chi e da che cosa?

- Perché ha scelto di dirmi quello che ha detto durante la Comunione?

- Infine, la domanda più cruciale: perché mi ha dato del “terrorista”?

mi può spiegare il motivo? Che cosa intende Lei per terrorismo?

Non pensi di farmi paura per il fatto ché Lei è il medico di fiducia
di Berlusconi.

Di Berlusconi mi importa un fico secco.
Lei sa benissimo che il suo assistito è
un malato da curare, come ha confidato Veronica. Gli stia accanto.
Lo curi. Gli dia qualche calmante quando è troppo eccitato.
Lo raffreddi. Gli suggerisca le barzellette più divertenti.
Sono in attesa che mi spieghi perché sono un “terrorista”.

Scritto da : don giorgio | 29/07/2009
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2009-12-20di GIULIA BONEZZI
— MILANO —
PER GIORNI, la sua è stata la faccia più inquadrata d’Italia,
proiezione di quella del premier temporaneamente fasciata
nelle medicazioni. Ad Alberto Zangrillo, primario di Anestesia
e rianimazione cardiochirurgica all’Istituto scientifico
universitario San Raffaele di Milano, erano affidati i
bollettini sulle condizioni del paziente Silvio Berlusconi,
durante i cinque giorni in cui è stato ricoverato nell’ospedale
di don Luigi Verzè dopo l’aggressione subita in piazza del Duomo.
E di riflesso lui, che è da anni medico personale del presidente,
è stato esposto alla luce violenta dei riflettori.
Ma chi è Alberto Zangrillo, Berlusconi a parte?
Statura imponente, capello brizzolato e bei lineamenti che a
qualcuno potrebbero ricordare il primo George Clooney in E.R.,
ha 51 anni, vive in Brianza con moglie e tre figli di 15, 18 e
21 anni. Medico rianimatore in ospedale, dove guida un’équipe
all’avanguardia nello studio dello scompenso cardiaco avanzato,
e all’università Vita e Salute San Raffaele, dove è ordinario
di Anestesiologia e rianimazione.
Risponde al telefono di venerdì sera, mentre prepara la valigia
per volare a New York, a una conferenza.

Come ha vissuto questo bagno di popolarità?

«Amo il mio mestiere e ho la fortuna di svolgerlo in un ospedale
straordinario, il San Raffaele, che mi consente di esprimermi
ai massimi livelli. Non sento grande necessità di apparire».