venerdì 2 marzo 2012

Funeral party senza musica di DALLA



MASSIMO GRAMELLINI

La Cei ha espresso l'auspicio che ai funerali di Lucio Dalla
non risuonino le canzoni di Lucio Dalla. Neanche quelle
di De Gregori, in questo i vescovi sono stati assolutamente
equanimi.
Altro che i gorgheggi pagani (e struggenti) di Elton John
alle esequie di Lady Diana.
Nessuna «canzonetta» deve distrarre i fedeli dall’incontro
con la morte che si celebra nel rito: salutare il feretro sulle
note di «Futura» sarebbe una rimozione del problema.
Mi infastidiscono gli applausi ai funerali:
li ritengo una scorciatoia emotiva per non penetrare il
mistero, scaricando fuori di noi l'angoscia che il suono del
silenzio ci provoca dentro. Ma la bella musica non è un
applauso e Dalla è Dalla, un poeta, un cuore pulsante, che
poi è quanto di più sacro io riesca a immaginare.

Certo, nessuno pensa di mettere un juke-box sull'altare di San
Petronio o una pianola nel confessionale.
Però fatico a comprendere quale danno produrrebbe alla
dimensione spirituale dell'evento la presenza di un violinista
che accogliesse l'ingresso della bara con gli accordi di
«4 marzo 1943».E che ne direste, eminenze, se il coro dei
bambini dell'Antonianola cantasse tutta, quella canzone,
che poi è la preghiera diun credente, quale Dalla era?
La rigidità dei principi rimane un dono finché non si
trasformanell' incapacità di sintonizzarsi sul
sentimento comune, su quella voce d'angelo che per
sempre ci canterà «aspettiamo che ritorni la luce -
di sentire una voce - aspettiamo senza avere paura domani».